Tensioattivi: sles vs betaine

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Premessa: i tensioattivi, in parole semplici, sono sostanze composte da molecole che "sciolgono" lo sporco e lo fanno scivolare via con l'acqua. Nei cosmetici, troviamo tensioattivi in tutti i prodotti per la detergenza, come shampoo, bagnoschiuma, detergente intimo, sapone liquido, gel detergenti e così via.

I tensioattivi più conosciuti, almeno "per sentito dire" sono gli sles e sls, che stanno rispettivamente per Sodium Laureth Sulfate e Sodium Lauryl Sulfate. Su di loro circola da tempo un'email-bufala che sparge allarmismo sostenendo la loro cancerogenicità. In realtà questa affermazione è stata più volte smentita da Fabrizio Zago, chimico industriale ideatore del biodizionario, ora EcoBioControl. Quello che è vero, sostiene invece, è che il Sodium Laureth Sulfate contiene alcune molecole petrolifere, mentre il Sodium Lauryl Sulfate è molto aggressivo.

Per risollevare lo SLES dall'ingiusto trattamento, Zago gli ha assegnato un bollino giallo: attenzione! Non è la sostanza migliore possibile, può presentare alcuni problemi, ma tutto sommato è preferibile a molte altre.

Un'altra classe di tensioattivi è costituita dalle Betaine (es. cocamidopropyl betaine), di origine completamente vegetale.
Queste molecole sino a qualche tempo fa erano state contrassegnate da un bel bollino verde.
Si riteneva quindi che fossero di gran lunga preferibili detergenti a base di tensioattivi come le betaine, piuttosto che a base di sles.

Da qualche tempo però, il biodizionario si è aggiornato assegnando anche alle betaine un bollino giallo, poichè nonostante l'origine "verde" pare sorgano problemi sulla loro biodegradabilità.

Ho posto quindi a Fabrizio alcune domande ottenendo come sempre precise risposte:

Barbara: a livello ambientale, tenendo conto non solo della sostanza finale ma anche del procedimento produttivo, quale delle due è meno impattante?

Fabrizio: Lo sles ha un impatto ambientale dieci volte meno della betaina. Direi sia come tossicità per gli organismi acquatici che come processo di produzione. Però la betaina contiene meno petrolio dello sles e quindi l'uguale classificazione mi sembra bilanciata. Il fatto è che lo sles è stato e continua ad essere demonizzato inutilmente. E' una sostanza facilmente biodegradabile in ambiente aerobico, non si accumula nei fanghi, si degrada benissimo anche in ambiente anaerobico, costa pochissimo e spesso è di derivazione vegetale.
Cosa volere di più?
L'unico difetto che ha è di avere una piccola quota petrolifera e di godere di pessima stampa.


B.: A livello cutaneo immagino che dipenda dall'insieme della formulazione, cioè dall'aggiunta di sostanze che vadano a bilanciare l'aggressività dei tensioattivi (anche la betaina non è delicatissima no?). Dico bene?

F.: Dici bene, senza considerare l'insieme della formulazione non si può dire molto. Ma facciamo così: se la betaina è contemporaneamente allo sles allora è praticamente insostituibile nel senso che abbatte l'agressività sia dello sles che di se stessa in modo evidente. Se la formula non sontiene sles o altri tensioattivi anionici allora la sua azione è vicina al disastro, perché non è propio delicatissima, anzi.

B.: La domanda spontanea a questo punto è: perchè allora la certificazione Icea-Aiab inserisce lo SLES tra le sostanze non ammesse?

F.: Perché ha una parte petrolifera ed io, in tutti i casi non l'avrei esclusa perché questo comporta non solo grandissimi problemi al formulatore ma anche costi da boutique!

Le cose sono sempre più complesse di quanto appaiano, dunque, e la strada per formule rispettose del pianeta e della pelle passa attraverso la capacità di mettersi continuamente in discussione. E' fondamentale ragionare sempre con dati alla mano, e non prendere mai nessuna certificazione come oro colato, ma considerarla solo uno tra gli strumenti che abbiamo per fare del nostro meglio in materia di cosmesi e inquinamento.


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