Intolleranze alimentari
mi aggiungo raccontando la mia esperienza. nel 2004 mi sentivo gonfia, fuori forma e con acne tardiva ma le analisi anche le più approfondite non hanno mai mostrato nessun valore non nella norma.
ho seguito il consiglio di un medico omeopata che mi ha creato una dieta su misura in quanto, previo vega test (o dria test
non ricordo) risultavo intollerante a lieviti latticini ed acido acetisalicilico.
per tre mesi ho tolto dalla mia alimentazione una lista lunga così di alimenti utilizzandone altri che dal punto di vista nutrizionale (cereali, latti vegetali legumi ) eran degni sostituti. una volta a settimana potevo mangiare una micro micro micro porzione di uno degli alimenti "incriminati", quelli che contenevano tutti e 3 le componenti a cui ero intollerante ( ovvero pizza margherita e yogurt) e stare attenta all'indice glicemico degli alimenti.
PRO:
- ho avuto ottimi risultati su tutta la linea, non ho sofferto la fame perchè, una volta trovato dei cibi alternativi facevo colazione, pranzo, cena, 2 spuntini al giorno senza dover pesare gli alimenti.
- la mia pelle è migliorata moltissimo senza prendere farmaci o creme siliconiche e curative.
- i primi risultati li ho visti già nelle prime due settimane
- il peso perso OVUNQUE e in modo armonico non è stato recuperato e il senso di gonfiore scomparso da subito.
- donando il sangue ho notato che colesterolo e glicemia ( i miei valori sono sempre stati perfetti e nella media) scesi di almeno 20 unità e nessuna carenza nutrizionale.
CONTRO:
- il test. il mio era quello che controllava la caduta di tono del braccio se si inseriva in un apparecchio l'alimento a cui ero intollerante. non vi sono prove certe che funzioni come non vi sono ancora dati certi riguardo le intolleranze alimentari; riguardo ad esse si scrive tutto ed il contrario di tutto.
- la difficoltà di seguire la dieta fuori casa: incredibile ma non avevo idea di quanto fosse difficile trovare dei piatti pronti nei bar o ristoranti privi di latticini e quanto difficile l'alternativa al panino.
- i costi degli alimenti sostitutivi del latte e lieviti non sono proprio a buon mercato.
- quasi tutto il mondo risulterebbe intollerante ai medesimi alimenti che fanno parte della dieta mediterranea ( pane, mozzarella ecc ecc) eppure proprio quella mediterranea sembrerebbe essere la più sana.
giudizio finale : mi ha fatto scoprire molti altri alimenti e variato l'alimentazione.
aggiungo che proprio pizza, yogurt e latticini erano i cibi più "gettonati" e la prima settimana senza mi ha dato quasi dei sintomi di...dipendenza fisica. mi mancavano
.
dopo 3 mesi di dieta, ho cambiato i gusti, come se il mio palato avesse fatto una sorta di "purificazione"
Insomma, la rifarei. sull'effettiva intolleranza però...ho dubbi
ho seguito il consiglio di un medico omeopata che mi ha creato una dieta su misura in quanto, previo vega test (o dria test

per tre mesi ho tolto dalla mia alimentazione una lista lunga così di alimenti utilizzandone altri che dal punto di vista nutrizionale (cereali, latti vegetali legumi ) eran degni sostituti. una volta a settimana potevo mangiare una micro micro micro porzione di uno degli alimenti "incriminati", quelli che contenevano tutti e 3 le componenti a cui ero intollerante ( ovvero pizza margherita e yogurt) e stare attenta all'indice glicemico degli alimenti.
PRO:
- ho avuto ottimi risultati su tutta la linea, non ho sofferto la fame perchè, una volta trovato dei cibi alternativi facevo colazione, pranzo, cena, 2 spuntini al giorno senza dover pesare gli alimenti.
- la mia pelle è migliorata moltissimo senza prendere farmaci o creme siliconiche e curative.
- i primi risultati li ho visti già nelle prime due settimane
- il peso perso OVUNQUE e in modo armonico non è stato recuperato e il senso di gonfiore scomparso da subito.
- donando il sangue ho notato che colesterolo e glicemia ( i miei valori sono sempre stati perfetti e nella media) scesi di almeno 20 unità e nessuna carenza nutrizionale.
CONTRO:
- il test. il mio era quello che controllava la caduta di tono del braccio se si inseriva in un apparecchio l'alimento a cui ero intollerante. non vi sono prove certe che funzioni come non vi sono ancora dati certi riguardo le intolleranze alimentari; riguardo ad esse si scrive tutto ed il contrario di tutto.
- la difficoltà di seguire la dieta fuori casa: incredibile ma non avevo idea di quanto fosse difficile trovare dei piatti pronti nei bar o ristoranti privi di latticini e quanto difficile l'alternativa al panino.
- i costi degli alimenti sostitutivi del latte e lieviti non sono proprio a buon mercato.
- quasi tutto il mondo risulterebbe intollerante ai medesimi alimenti che fanno parte della dieta mediterranea ( pane, mozzarella ecc ecc) eppure proprio quella mediterranea sembrerebbe essere la più sana.
giudizio finale : mi ha fatto scoprire molti altri alimenti e variato l'alimentazione.
aggiungo che proprio pizza, yogurt e latticini erano i cibi più "gettonati" e la prima settimana senza mi ha dato quasi dei sintomi di...dipendenza fisica. mi mancavano

dopo 3 mesi di dieta, ho cambiato i gusti, come se il mio palato avesse fatto una sorta di "purificazione"

Insomma, la rifarei. sull'effettiva intolleranza però...ho dubbi

- rosessenza
- Messaggi: 86
- Iscritto il: venerdì 07 agosto, 2009 02:56
thread piuttosto interessante... non intendo esprimere giudizi sulla scientificità dei vari metodi citati, anche perchè, a parte ciò che galileo ci ha insegnato, devo ancora capire cosa sia scientifico e cosa invece non lo sia, visto che di un qualunque argomento, la nostra scienza si diverte spesso a dimostrare la validità di certe tesi, al pari di quella di tesi diametralmente opposte.
mi limito a constatare come anche qui, nonostante lo strisciante scetticismo, le persone coinvolte tendano comunque a testimoniare come le diete variamente calibrate in funzione delle intolleranze dimostrate, non manchino di dare risultati tangibili.
vorrei invece spendere due parole (solo due?
...ahahahah, sarebbe un vero miracolo
) sul perché alcune intolleranze siano estremamente diffuse, il che, leggendo i precedenti post, sembrerebbe tra l'altro giustificare una certa diffidenza nei confronti di questi test, mentre altre appaiano decisamente più incidentali.
l'intolleranza più frequente in assoluto è quella nei confronti del latte e dei suoi derivati, seguita a ruota da quella verso il grano, o frumento.
considerato dai nutrizionisti un cocktail di carboidrati, proteine e lipidi quasi perfetto, con pregevoli quote di sali minerali, il latte è in realtà, dal punto di vista biochimico, uno straordinario concentrato di informazioni... informazioni che vanno tutte, o quasi, in un'unica direzione... quella della crescita, tant'è che anche la macrobiotica "classifica" questo alimento come estremamente yin, ovvero espansivo e disperdente.
pochi alimenti in natura sono così "specializzati" come il latte dei mammiferi... e poche specie "giocano" con questo alimento come fa la razza umana, che si permette di nutrirsi del latte destinato a cuccioli di altre specie anche quando cucciola non è più.
il latte serve quindi a crescere, il che in un adulto non è esattamente auspicabile, visto che una crescita cellulare che proceda a ritmi sostenuti, si traduce in questi casi in qualcosa di poco simpatico, ma serve anche a far crescere altro... il sistema immunitario, che alla nascita è praticamente al palo ed altro non sa fare se non raccogliere le informazioni di programmazione e stimolazione, che nel latte sono immagazzinate... lo farà per tre anni, prima di dare i segnali di volersi muovere in autonomia, libero dagli anticorpi che la mamma, sempre col latte, passa al bambino... e guarda caso è proprio a tre anni che l'enzima lattasi tenderebbe naturalmente a tramontare, se non fosse che, ostinate, ci impegnamo a mantenerne viva la produzione a suon di latte vaccino (che per inciso contiene una varietà di acidi grassi quasi doppia rispetto a quella del latte umano, e quindi informazioni diverse).
nulla di trascendentale quindi se il nostro organismo, che fesso non è, ad un certo punto inizia a dire basta... anche perchè l'eccesso di immunostimolanti ci fa scivolare verso i disturbi autoimmuini... in buona sostanza non sembriamo tutte intollerante al latte, bensì siamo tutte intolleranti al latte.
sull'utilizzo del latte per far funzionare "bene" l'intestino, avrei poi molto da dire... mi limito a considerare che anche la salmonella può avere lo stesso effetto, ma chissà perchè, nessuna di noi si sognerebbe mai di aprire la giornata con una congrua quantità di questi microrganismi, felice della raggiunta regolarità... a ben pensarci non è che anche gli altri effetti siano molto diversi... dolori addominali, gonfiore, ecc.
per quanto riguarda il grano, le cose sono fors'anche più drammatiche, visto che la diffusione dell'intolleranza non è dovuta alla testardaggine con cui insistiamo ad ingurgitare un alimento inadatto che, palesemente, ci fa star male, ma alle modificazioni ambientali irreversibili che l'uomo ha prodotto nel corso dei secoli.
il grano, più di altri cereali, è stato ibridato ed incrociato per ottenere varietà, ora più addomesticate, ora più produttive, ora più adatte allle esigenze che un'agricoltura meccanizzata dimostra nei confronti di piante che si devono adeguare a standard prefissati... a ciò si aggiunga che il sottile filo che lega la sopravvivenza di intere popolazioni, a quella dei cereali di cui in massima parte queste si nutrono, impone la continua selezione di nuove cultivar, per scongiurare il pericolo di patologie a diffusione pandenica che potrebbero originare gravissime carestie.
tutto questo si è tradotto nell'allontanamento del patrimonio genetico dei frumenti, da quello originario, che il nostro organismo sapeva riconoscere e trattare grazie all'adattamento evolutivo.
forse anche in questo è da ricercare la causa dell'epidemia di celiachia che sembra aver colpito l'uomo nell'ultimo decennio... per quel che ho sempre saputo, ma parlo da ignorante, la celiachia è una malattia genetica che si manifesta con sintomi severi già in tenera età, mentre in questi anni vedo che stiamo diventando tutti celiaci e che sembriamo rendercene conto solo in età adulta.
non è un caso che l'intolleranza verso grani meno manipolati, come il farro e il kamut sia decisamente più rara, nè che alcuni studiosi milanesi sembrino ipotizzare, qui lo dico e qui lo nego, una certa compatibilità col kamut da parte di molti neoceliaci.
va inoltre detto che le intolleranze si manifestano spesso verso ciò di cui abusiamo, o che comunque è molto presente nella nostra dieta, visto che è di questi alimenti che necessariamente accumuliamo i metaboliti, e latte e grano occupano spesso una parte preponderante nella dieta "normale", come pure va ricordato che un ruolo molto importante, nel gioco delle intolleranze, è rivestito dalla flora batterica che colonizza il nostro tratto digerente... spesso quelle valanghe di intolleranze infinite che ogni tanto ci vengono proposte, nascondono una flora batterica in disordine e, una volta ripristinata la flora, le intolleranze si riducona a due-tre... provare per credere. ;-)
mi limito a constatare come anche qui, nonostante lo strisciante scetticismo, le persone coinvolte tendano comunque a testimoniare come le diete variamente calibrate in funzione delle intolleranze dimostrate, non manchino di dare risultati tangibili.
vorrei invece spendere due parole (solo due?


l'intolleranza più frequente in assoluto è quella nei confronti del latte e dei suoi derivati, seguita a ruota da quella verso il grano, o frumento.
considerato dai nutrizionisti un cocktail di carboidrati, proteine e lipidi quasi perfetto, con pregevoli quote di sali minerali, il latte è in realtà, dal punto di vista biochimico, uno straordinario concentrato di informazioni... informazioni che vanno tutte, o quasi, in un'unica direzione... quella della crescita, tant'è che anche la macrobiotica "classifica" questo alimento come estremamente yin, ovvero espansivo e disperdente.
pochi alimenti in natura sono così "specializzati" come il latte dei mammiferi... e poche specie "giocano" con questo alimento come fa la razza umana, che si permette di nutrirsi del latte destinato a cuccioli di altre specie anche quando cucciola non è più.
il latte serve quindi a crescere, il che in un adulto non è esattamente auspicabile, visto che una crescita cellulare che proceda a ritmi sostenuti, si traduce in questi casi in qualcosa di poco simpatico, ma serve anche a far crescere altro... il sistema immunitario, che alla nascita è praticamente al palo ed altro non sa fare se non raccogliere le informazioni di programmazione e stimolazione, che nel latte sono immagazzinate... lo farà per tre anni, prima di dare i segnali di volersi muovere in autonomia, libero dagli anticorpi che la mamma, sempre col latte, passa al bambino... e guarda caso è proprio a tre anni che l'enzima lattasi tenderebbe naturalmente a tramontare, se non fosse che, ostinate, ci impegnamo a mantenerne viva la produzione a suon di latte vaccino (che per inciso contiene una varietà di acidi grassi quasi doppia rispetto a quella del latte umano, e quindi informazioni diverse).
nulla di trascendentale quindi se il nostro organismo, che fesso non è, ad un certo punto inizia a dire basta... anche perchè l'eccesso di immunostimolanti ci fa scivolare verso i disturbi autoimmuini... in buona sostanza non sembriamo tutte intollerante al latte, bensì siamo tutte intolleranti al latte.
sull'utilizzo del latte per far funzionare "bene" l'intestino, avrei poi molto da dire... mi limito a considerare che anche la salmonella può avere lo stesso effetto, ma chissà perchè, nessuna di noi si sognerebbe mai di aprire la giornata con una congrua quantità di questi microrganismi, felice della raggiunta regolarità... a ben pensarci non è che anche gli altri effetti siano molto diversi... dolori addominali, gonfiore, ecc.
per quanto riguarda il grano, le cose sono fors'anche più drammatiche, visto che la diffusione dell'intolleranza non è dovuta alla testardaggine con cui insistiamo ad ingurgitare un alimento inadatto che, palesemente, ci fa star male, ma alle modificazioni ambientali irreversibili che l'uomo ha prodotto nel corso dei secoli.
il grano, più di altri cereali, è stato ibridato ed incrociato per ottenere varietà, ora più addomesticate, ora più produttive, ora più adatte allle esigenze che un'agricoltura meccanizzata dimostra nei confronti di piante che si devono adeguare a standard prefissati... a ciò si aggiunga che il sottile filo che lega la sopravvivenza di intere popolazioni, a quella dei cereali di cui in massima parte queste si nutrono, impone la continua selezione di nuove cultivar, per scongiurare il pericolo di patologie a diffusione pandenica che potrebbero originare gravissime carestie.
tutto questo si è tradotto nell'allontanamento del patrimonio genetico dei frumenti, da quello originario, che il nostro organismo sapeva riconoscere e trattare grazie all'adattamento evolutivo.
forse anche in questo è da ricercare la causa dell'epidemia di celiachia che sembra aver colpito l'uomo nell'ultimo decennio... per quel che ho sempre saputo, ma parlo da ignorante, la celiachia è una malattia genetica che si manifesta con sintomi severi già in tenera età, mentre in questi anni vedo che stiamo diventando tutti celiaci e che sembriamo rendercene conto solo in età adulta.
non è un caso che l'intolleranza verso grani meno manipolati, come il farro e il kamut sia decisamente più rara, nè che alcuni studiosi milanesi sembrino ipotizzare, qui lo dico e qui lo nego, una certa compatibilità col kamut da parte di molti neoceliaci.
va inoltre detto che le intolleranze si manifestano spesso verso ciò di cui abusiamo, o che comunque è molto presente nella nostra dieta, visto che è di questi alimenti che necessariamente accumuliamo i metaboliti, e latte e grano occupano spesso una parte preponderante nella dieta "normale", come pure va ricordato che un ruolo molto importante, nel gioco delle intolleranze, è rivestito dalla flora batterica che colonizza il nostro tratto digerente... spesso quelle valanghe di intolleranze infinite che ogni tanto ci vengono proposte, nascondono una flora batterica in disordine e, una volta ripristinata la flora, le intolleranze si riducona a due-tre... provare per credere. ;-)
è quando inizi a dubitare d'esser contromano, che stai finalmente andando nella giusta direzione
- rosessenza
- Messaggi: 86
- Iscritto il: venerdì 07 agosto, 2009 02:56
vorrei aggiungere qualche informazione in più sulla celiachia, che conosco bene perché ne è affetto il mio compagno.
la celiachia è una patologia autoimmune, infatti nelle persone geneticamente predisposte il glutine provoca una risposta immunitaria abnorme a livello intestinale, con conseguente infiammazione cronica e danneggiamento dei villi intestinali.
il glutine è presente non solo nel frumento, ma anche nell'avena, nell'orzo, nella segale, nel farro, nel kamut.
alla celiachia non curata (l'unica cura è l'eliminazione rigorosa del glutine) si associano purtroppo molti altri problemi e patologie, tra cui osteoporosi, infertilità, aborti ripetuti, arresto della crescita nei bambini, diabete mellito (di tipo 1, autoimmune), tiroidite (autoimmune), alopecia, epilessia con calcificazioni cerebrali e linfoma intestinale.
una maggiore conoscenza della celiachia si è diffusa da pochi anni, infatti il mio ragazzo ha avuto la diagnosi nel 2002, quando aveva 32 anni, ma si sospetta che ne fosse affetto anche da piccolo, infatti fin da quando era piccolo ha altri problemi e patologie che, forse, se gli avessero diagnosticato la celiachia in tempo, avrebbe potuto evitare.
la celiachia si manifesta in diverse forme, a volte con sintomi extraintestinali, o a volte senza sintomi eclatanti.
credo che esista anche l'allergia al frumento, o un diverso tipo di intolleranza, che però non è classificabile come celiachia.
il celiaco non può reintrodurre il glutine un po' alla volta nell'alimentazione, come si fa nelle allergie, ma dovrà eliminarlo per sempre. anche una mollichina di pane o un pizzico di farina di frumento può scatenare una risposta infiammatoria, e per questo si deve stare molto attenti anche ad eventuali contaminazioni involontarie in cucina.
la celiachia è una patologia autoimmune, infatti nelle persone geneticamente predisposte il glutine provoca una risposta immunitaria abnorme a livello intestinale, con conseguente infiammazione cronica e danneggiamento dei villi intestinali.
il glutine è presente non solo nel frumento, ma anche nell'avena, nell'orzo, nella segale, nel farro, nel kamut.
alla celiachia non curata (l'unica cura è l'eliminazione rigorosa del glutine) si associano purtroppo molti altri problemi e patologie, tra cui osteoporosi, infertilità, aborti ripetuti, arresto della crescita nei bambini, diabete mellito (di tipo 1, autoimmune), tiroidite (autoimmune), alopecia, epilessia con calcificazioni cerebrali e linfoma intestinale.
una maggiore conoscenza della celiachia si è diffusa da pochi anni, infatti il mio ragazzo ha avuto la diagnosi nel 2002, quando aveva 32 anni, ma si sospetta che ne fosse affetto anche da piccolo, infatti fin da quando era piccolo ha altri problemi e patologie che, forse, se gli avessero diagnosticato la celiachia in tempo, avrebbe potuto evitare.
la celiachia si manifesta in diverse forme, a volte con sintomi extraintestinali, o a volte senza sintomi eclatanti.
credo che esista anche l'allergia al frumento, o un diverso tipo di intolleranza, che però non è classificabile come celiachia.
il celiaco non può reintrodurre il glutine un po' alla volta nell'alimentazione, come si fa nelle allergie, ma dovrà eliminarlo per sempre. anche una mollichina di pane o un pizzico di farina di frumento può scatenare una risposta infiammatoria, e per questo si deve stare molto attenti anche ad eventuali contaminazioni involontarie in cucina.