In pena per Roberto Saviano

Presentazione dei nuovi arrivati e chiacchiere in libertà. Non si vive di soli cosmetici ;)

Moderatori: Van3ssa, Vera

Avatar utente
Sayuri
Messaggi: 1841
Iscritto il: lunedì 23 luglio, 2007 13:54

In pena per Roberto Saviano

Messaggio da Sayuri »

Da stamane sono in ansia per Saviano. La camorra è tornata a farsi sentire e sembra che abbia tutte le intenzioni di sbarazzarsi di questo coraggioso e brillante scrittore di cui, lasciatemi dire, sono particolarmente orgogliosa. E' un giovane che si è laureato nella mia stessa facoltà (lui in filosofia) ed è l'esempio lampante di come a Napoli non produciamo solo spazzatura a tonnellate e criminalità, ma anche uomini onesti e desiderosi di un cambiamento. Ma i boss di Casale vogliono eliminarlo entro dicembre insieme alla sua scorta.
Ho i brividi.
"Chi non conosce la verità è uno sciocco, ma chi, conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente."
Bertolt Brecht.
Avatar utente
malinche
Messaggi: 6229
Iscritto il: domenica 16 settembre, 2007 17:13

Messaggio da malinche »

Condivido completamente. E' triste il popolo che ha bisogno di eroi... e poi non sa neanche difenderli...

:|
E ilregolamento? L'hai letto? Immagine
eleonora85
Messaggi: 1678
Iscritto il: lunedì 08 ottobre, 2007 11:12

Messaggio da eleonora85 »

proprio oggi ho preso in biblioteca il suo libro...
e al corso di Teorie e tecniche della traduzione francese stiamo traducendo un articolo su di lui e Gomorra...
spero che non gli succeda nulla...
ci vogliono più persone come lui in quest'Italia disastrata...
Avatar utente
alcisa
Messaggi: 1848
Iscritto il: mercoledì 19 settembre, 2007 12:29

Messaggio da alcisa »

Quest'uomo si merita il tutto nostro ringraziamento per il coraggio che ha avuto.
Anch'io stamattina quando ho sentito la notizia di una sua possibile eliminazione ho avuto i brividi.
Neanche riesco ad immaginare che tipo di vita possa fare (sempre che ne abbia una ormai). Due anni sotto scorta non sono facili da vivere, eppure lui continua a lottare.
Mi è rimasta impressa una sua frase pronunciata in uno dei suoi ultimi incontri verso i difensori dei camorristi, presenti in sala: Noi non facciamo paura perchè non abbiamo paura

Ad uno così darei la Presidenza del Consiglio
La luce di un mattino, l’abbraccio di un amico, il viso di un bambino
meraviglioso, meraviglioso… :)
Satine
Messaggi: 2454
Iscritto il: venerdì 21 settembre, 2007 15:27

Messaggio da Satine »

alcisa ha scritto:Ad uno così darei la Presidenza del Consiglio
:clap: :clap: :clap:
Avatar utente
*lizzy*
Messaggi: 1190
Iscritto il: mercoledì 08 ottobre, 2008 18:32

Messaggio da *lizzy* »

anche io ho provato gli stessi brividi...

grande grandissimo roby!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
come l'acqua scorro....e non ritorno..
Avatar utente
Sayuri
Messaggi: 1841
Iscritto il: lunedì 23 luglio, 2007 13:54

Messaggio da Sayuri »

Saviano vive blindato, il che equivale a dire che non vive più. E sapete che cosa ha avuto il coraggio di dire un emerito professore di storia contemporanea di cui lo stesso scrittore è stato allievo?
Ha detto esattamente che si sente indignato perchè lui ha condotto lunghe ricerche sulla camorra scrivendo un libro importante e nessuno se l'è filato, mentre Saviano è stato solo fortunato con "Gomorra" ed ha saputo sfruttare la situazione per farsi pubblicità. :|
"Chi non conosce la verità è uno sciocco, ma chi, conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente."
Bertolt Brecht.
Avatar utente
malinche
Messaggi: 6229
Iscritto il: domenica 16 settembre, 2007 17:13

Messaggio da malinche »

Vi invito a utilizzare, nei blog o nei siti, questo banner

;-)

Sai, Sayuri: io penso che Saviano sia un giornalista. Un ottimo giornalista e uno straordinario cittadino. Dunque non mi sorprendono le parole di quel professore (nome?): il problema e' sapere cosa fa lui non come storico (che e' diverso da giornalista), ma come cittadino. Appunto.

;-) ;-)
E ilregolamento? L'hai letto? Immagine
Avatar utente
Sayuri
Messaggi: 1841
Iscritto il: lunedì 23 luglio, 2007 13:54

Messaggio da Sayuri »

malinche ha scritto:Vi invito a utilizzare, nei blog o nei siti, questo banner

;-)

Sai, Sayuri: io penso che Saviano sia un giornalista. Un ottimo giornalista e uno straordinario cittadino. Dunque non mi sorprendono le parole di quel professore (nome?): il problema e' sapere cosa fa lui non come storico (che e' diverso da giornalista), ma come cittadino. Appunto.

;-) ;-)
Malinche il prof. in questione è Franco Barbagallo, famoso novecentista della Federico II. Nessuno mette in dubbio il valore del suo operato, per carità, ma sostenere che Saviano è stato solo bravo a farsi pubblicità....Intanto il ragazzo non vive più una vita normale, come ho già detto. E poi, perchè paragonarsi ad un suo allievo visto che, come hai sottolineato tu stessa, il libro di Saviano ha un taglio decisamente giornalistico? Non so, mi arrabbio perchè gli attacchi a Robertino in questo caso mi sono sembrati del tutto gratuiti. Sarà perchè lo adoro?
"Chi non conosce la verità è uno sciocco, ma chi, conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente."
Bertolt Brecht.
Avatar utente
malinche
Messaggi: 6229
Iscritto il: domenica 16 settembre, 2007 17:13

Messaggio da malinche »

Gomorra io l'ho volantinato, tanto per farti capire come la penso. Volevo solo osservare che il mestiere di storico e' diverso da quello di giornalista, mentre cittadini si e' in entrambi casi.

Quanto a certe affermazioni - che non qualifico - mi ricordano tanto alcune cose che si dicevano a proposito di Falcone.
E i brividi raddoppiano.

Se non sara' "adesso ammazzateci tutti", il problema sara' per tutti i Saviano come noi...
E ilregolamento? L'hai letto? Immagine
Avatar utente
AriaGelida
Messaggi: 926
Iscritto il: lunedì 14 aprile, 2008 14:00

Messaggio da AriaGelida »

Vi rendete conto di quanta poca libertà vive chi ha avuto il coraggio di denunciare ciò che tutti sanno ma che spesso, per paura, viene taciuto?
E' questo clima di terrore che merita una persona per aver cercato di mostrare qualcosa di scomodo?
Avatar utente
Lorenzo
Messaggi: 416
Iscritto il: lunedì 15 settembre, 2008 14:49

Messaggio da Lorenzo »

La cosa peggiore la sapete qual'è? La cosa peggiore è che il governo fa bene poco di serio contro i veri mafiosi e per chi li combatte...guardate l'ultimo video di travaglio in merito...
Avatar utente
Sayuri
Messaggi: 1841
Iscritto il: lunedì 23 luglio, 2007 13:54

Messaggio da Sayuri »

Lorenzo ha scritto:La cosa peggiore la sapete qual'è? La cosa peggiore è che il governo fa bene poco di serio contro i veri mafiosi e per chi li combatte...guardate l'ultimo video di travaglio in merito...
Lorenzo l'ho già visto, ma il Travaglio potrei gustarmelo un migliaio di volte e non sarei mai sazia: non le manda mica a dire lui!
Notare la finezza: il furgoncino della Banda Bassotti davanti allo schermo a sinistra :mrgreen:
"Chi non conosce la verità è uno sciocco, ma chi, conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente."
Bertolt Brecht.
Avatar utente
Shanty
Messaggi: 2293
Iscritto il: venerdì 07 marzo, 2008 00:23

Messaggio da Shanty »

alcisa ha scritto:Quest'uomo si merita il tutto nostro ringraziamento per il coraggio che ha avuto.
Anch'io stamattina quando ho sentito la notizia di una sua possibile eliminazione ho avuto i brividi.
Neanche riesco ad immaginare che tipo di vita possa fare (sempre che ne abbia una ormai). Due anni sotto scorta non sono facili da vivere, eppure lui continua a lottare.
Mi è rimasta impressa una sua frase pronunciata in uno dei suoi ultimi incontri verso i difensori dei camorristi, presenti in sala: Noi non facciamo paura perchè non abbiamo paura

Ad uno così darei la Presidenza del Consiglio
condivido i brividi e quoto Alcisa
Lorenzo ha scritto:La cosa peggiore la sapete qual'è? La cosa peggiore è che il governo fa bene poco di serio contro i veri mafiosi e per chi li combatte...guardate l'ultimo video di travaglio in merito...
diciamo pure che lo stato non fa niente :|
Avatar utente
malinche
Messaggi: 6229
Iscritto il: domenica 16 settembre, 2007 17:13

Messaggio da malinche »

Ho solo 28 anni...
La denuncia di Saviano: circondato dall'odio per le mie parole
Vado via perché voglio scrivere ed ho bisogno di stare nella realtà
"Io, prigioniero di Gomorra
lascio l'Italia per riavere una vita"
di GIUSEPPE D'AVANZO




ANDRO' via dall'Italia, almeno per un periodo e poi si vedrà...", dice Roberto Saviano. "Penso di aver diritto a una pausa. Ho pensato, in questo tempo, che cedere alla tentazione di indietreggiare non fosse una gran buona idea, non fosse soprattutto intelligente. Ho creduto che fosse assai stupido - oltre che indecente - rinunciare a se stessi, lasciarsi piegare da uomini di niente, gente che disprezzi per quel che pensa, per come agisce, per come vive, per quel che è nella più intima delle fibre ma, in questo momento, non vedo alcuna ragione per ostinarmi a vivere in questo modo, come prigioniero di me stesso, del mio libro, del mio successo. 'Fanculo il successo. Voglio una vita, ecco. Voglio una casa. Voglio innamorarmi, bere una birra in pubblico, andare in libreria e scegliermi un libro leggendo la quarta di copertina. Voglio passeggiare, prendere il sole, camminare sotto la pioggia, incontrare senza paura e senza spaventarla mia madre. Voglio avere intorno i miei amici e poter ridere e non dover parlare di me, sempre di me come se fossi un malato terminale e loro fossero alle prese con una visita noiosa eppure inevitabile. Cazzo, ho soltanto ventotto anni! E voglio ancora scrivere, scrivere, scrivere perché è quella la mia passione e la mia resistenza e io, per scrivere, ho bisogno di affondare le mani nella realtà, strofinarmela addosso, sentirne l'odore e il sudore e non vivere, come sterilizzato in una camera iperbarica, dentro una caserma dei carabinieri - oggi qui, domani lontano duecento chilometri - spostato come un pacco senza sapere che cosa è successo o può succedere. In uno stato di smarrimento e precarietà perenni che mi impedisce di pensare, di riflettere, di concentrarmi, quale che sia la cosa da fare. A volte mi sorprendo a pensare queste parole: rivoglio indietro la mia vita. Me le ripeto una a una, silenziosamente, tra me".

La verità, la sola oscena verità che, in ore come queste, appare con tragica evidenza è che Roberto Saviano è un uomo solo. Non so se sia giusto dirlo già un uomo immaginando o pretendendo di rintracciare nella sua personalità, nella sua fermezza d'animo, nella sua stessa fisicità la potenza sorprendente e matura del suo romanzo, Gomorra. Roberto è ancora un ragazzo, a vederlo. Ha un corpo minuto, occhi sempre in movimento. Sa essere, nello stesso tempo, malizioso e insicuro, timidissimo e scaltro. La sua è ancora una rincorsa verso se stesso e lungo questo sentiero è stato catturato da uno straordinario successo, da un'imprevedibile popolarità, dall'odio assoluto e assassino di una mafia, dal rancore dei quietisti e dei pavidi, dall'invidia di molti. Saranno forse queste le ragioni che spiegano come nel suo volto oggi coabitino, alternandosi fraternamente, le rughe della diffidenza e le ombre della giovanile fiducia di chi sa che la gioia - e non il dolore - accresce la vita di un uomo. "Sai, questa bolla di solitudine inespugnabile che mi stringe fa di me un uomo peggiore. Nessuno ci pensa e nemmeno io fino all'anno scorso ci ho mai pensato. In privato sono diventato una persona non bella: sospettoso, guardingo. Sì, diffidente al di là di ogni ragionevolezza. Mi capita di pensare che ognuno voglia rubarmi qualcosa, in ogni caso raggirarmi, "usarmi". E' come se la mia umanità si fosse impoverita, si stesse immeschinendo. Come se prevalesse con costanza un lato oscuro di me stesso. Non è piacevole accorgersene e soprattutto io non sono così, non voglio essere così. Fino a un anno fa potevo ancora chiudere gli occhi, fingere di non sapere. Avevo la legittima ambizione, credo, di aver scritto qualcosa che mi sembrava stesse cambiando le cose. Quella mutazione lenta, quell'attenzione che mai era stata riservata alle tragedie di quella terra, quell'energia sociale che - come un'esplosione, come un sisma - ha imposto all'agenda dei media di occuparsi della mafia dei Casalesi, mi obbligava ad avere coraggio, a espormi, a stare in prima fila. E' la mia forma di resistenza, pensavo. Ogni cosa passava in secondo piano, diventava di serie B per me. Incontravo i grandi della letteratura e della politica, dicevo quello che dovevo e potevo dire. Non mi guardavo mai indietro. Non mi accorgevo di quel che ogni giorno andavo perdendo di me. Oggi, se mi guardo alle spalle, vedo macerie e un tempo irrimediabilmente perduto che non posso più afferrare ma ricostruire soltanto se non vivrò più, come faccio ora, come un latitante in fuga. In cattività, guardato a vista dai carabinieri, rinchiuso in una cella, deve vivere Sandokan, Francesco Schiavone, il boss dei Casalesi. Se lo è meritato per la violenza, i veleni e la morte con cui ha innaffiato la Campania, ma qual è il mio delitto? Perché io devo vivere come un recluso, un lebbroso, nascosto alla vita, al mondo, agli uomini? Qual è la mia malattia, la mia infezione? Qual è la mia colpa? Ho voluto soltanto raccontare una storia, la storia della mia gente, della mia terra, le storie della sua umiliazione. Ero soddisfatto per averlo fatto e pensavo di aver meritato quella piccola felicità che ti regala la virtù sociale di essere approvato dai tuoi simili, dalla tua gente. Sono stato un ingenuo. Nemmeno una casa, vogliono affittarmi a Napoli. Appena sanno chi sarà il nuovo inquilino si presentano con la faccia insincera e un sorriso di traverso che assomiglia al disprezzo più che alla paura: sono dispiaciuti assai, ma non possono.... I miei amici, i miei amici veri, quando li ho finalmente rivisti dopo tante fughe e troppe assenze, che non potevo spiegare, mi hanno detto: ora basta, non ne possiamo più di difendere te e il tuo maledetto libro, non possiamo essere in guerra con il mondo per colpa tua? Colpa, quale colpa? E' una colpa aver voluto raccontare la loro vita, la mia vita?"
Piacciono poco, da noi, i martiri. Morti e sepolti, li si può ancora, periodicamente, sopportare. Vivi, diventano antipatici. Molto antipatici. Roberto Saviano è molto antipatico a troppi. Può capitare di essere infastiditi dalla sua faccia in giro sulle prime pagine. Può capitare che ci si sorprenda a pensare a lui non come a una persona inseguita da una concreta minaccia di morte, a un ragazzo precipitato in un destino, ma come a una personalità che sa gestire con sapienza la sua immagine e fortuna. Capita anche in queste ore, qui e lì. E' poca, inutile cosa però chiedersi se la minaccia di oggi contro Roberto Saviano sia attendibile o quanto attendibile, più attendibile della penultima e quanto di più? O chiedersi se davvero quel Giuseppe Setola lo voglia disintegrare, prima di Natale, con il tritolo lungo l'autostrada Napoli-Roma o se gli assassini si siano già procurati, come dice uno di loro, l'esplosivo e i detonatori. O interrogarsi se la confidenza giunta alle orecchie delle polizie sia certa o soltanto probabile.
E' poca e inutile cosa, dico, perché, se i Casalesi ne avranno la possibilità, uccideranno Roberto Saviano. Dovesse essere l'ultimo sangue che versano. Sono ridotti a mal partito, stressati, accerchiati, incalzati, impoveriti e devono dimostrare l'inesorabilità del loro dominio. Devono poter provare alla comunità criminale e, nei loro territori, ai "sudditi" che nessuno li può sfidare impunemente senza mettere nel conto che alla sfida seguirà la morte, come il giorno segue la notte.

Lo sento addosso come un cattivo odore l'odio che mi circonda. Non è necessario che ascolti le loro intercettazioni e confessioni o legga sulle mura di Casale di Principe: "Saviano è un uomo di merda". Nessuno da quelle parti pensa che io abbia fatto soltanto il mio dovere, quello che pensavo fosse il mio dovere. Non mi riconoscono nemmeno l'onore delle armi che solitamente offrono ai poliziotti che li arrestano o ai giudici che li condannano. E questo mi fa incazzare. Il discredito che mi lanciano contro è di altra natura. Non dicono: "Saviano è un ricchione". No, dicono, si è arricchito. Quell'infame ci ha messo sulla bocca degli italiani, nel fuoco del governo e addirittura dell'esercito, ci ha messo davanti a queste fottute telecamere per soldi. Vuole soltanto diventare ricco: ecco perché quell'infame ha scritto il libro. E quest'argomento mette insieme la parte sana e quella malata di Casale. Mi mette contro anche i miei amici che mi dicono: bella vita la tua, hai fatto i soldi e noi invece tiriamo avanti con cinquecento euro al mese e poi dovremmo difenderti da chi ti odia e ti vuole morto? E perché, diccene la ragione? Prima ero ferito da questa follia, ora non più. Non mi sorprende più nulla. Mi sembra di aver capito che scaricando su di me tutti i veleni distruttivi, l'intera comunità può liberarsi della malattia che l'affligge, può continuare a pensare che quel male non ci sia o sia trascurabile; che tutto sommato sia sopportabile a confronto delle disgrazie provocate dal mio lavoro. Diventare il capro espiatorio dell'inciviltà e dell'impotenza dei Casalesi e di molti italiani del Mezzogiorno mi rende più obiettivo, più lucido da qualche tempo. Sono solo uno scrittore, mi dico, e ho usato soltanto le parole. Loro, di questo, hanno paura: delle parole. Non è meraviglioso? Le parole sono sufficienti a disarmarli, a sconfiggerli, a vederli in ginocchio. E allora ben vengano le parole e che siano tante. Sia benedetto il mercato, se chiede altre parole, altri racconti, altre rappresentazioni dei Casalesi e delle mafie. Ogni nuovo libro che si pubblica e si vende sarà per loro una sconfitta. E' il peso delle parole che ha messo in movimento le coscienze, la pubblica opinione, l'informazione. Negli anni novanta, la strage di immigrati a Pescopagano - ne ammazzarono cinque - finì in un titolo a una colonna nelle cronache nazionali dei giornali. Oggi, la strage dei ghanesi di Castelvolturno ha costretto il governo a un impegno paragonabile soltanto alla risposta a Cosa Nostra dopo le stragi di Capaci e di via D'Amelio. Non pensavo che potessimo giungere a questo. Non pensavo che un libro - soltanto un libro - potesse provocare questo terremoto. Subito dopo però penso che io devo rispettare, come rispetto me stesso, questa magia delle parole. Devo assecondarla, coltivarla, meritarmela questa forza. Perché è la mia vita. Perché credo che, soltanto scrivendo, la mia vita sia degna di essere vissuta. Ho sentito, per molto tempo, come un obbligo morale diventare un simbolo, accettare di essere al proscenio anche al di là della mia voglia. L'ho fatto e non ne sono pentito. Ho rifiutato due anni fa, come pure mi consigliavano, di andarmene a vivere a New York. Avrei potuto scrivere di altro, come ho intenzione di fare. Sono restato, ma per quanto tempo dovrò portare questa croce? Forse se avessi una famiglia, se avessi dei figli - come li hanno i miei "angeli custodi", ognuno di loro non ne ha meno di tre - avrei un altro equilibrio. Avrei un casa dove tornare, un affetto da difendere, una nostalgia. Non è così. Io ho soltanto le parole, oggi, a cui provvedere, di cui occuparmi. E voglio farlo, devo farlo. Come devo - lo so - ricostruire la mia vita lontano dalle ombre. Anche se non ho il coraggio di dirlo, ai carabinieri di Napoli che mi proteggono come un figlio, agli uomini che da anni si occupano della mia sicurezza. Non ho il cuore di dirglielo. Sai, nessuno di loro ha chiesto di andar via dopo quest'ultimo allarme, e questa loro ostinazione mi commuove. Mi hanno solo detto: "Robe', tranquillo, ché non ci faremo fottere da quelli là"".

A chi appartiene la vita di Roberto? Soltanto a lui che può perderla? Il destino di Saviano - quale saranno da oggi i suoi giorni, quale sarà il luogo dove sceglierà, "per il momento", di scrivere per noi le sue parole necessarie - sono sempre di più un affare della democrazia italiana.
La sua vita disarmata - o armata soltanto di parole - è caduta in un'area d'indistinzione dove sembra non esserci alcuna tradizionale differenza tra la guerra e la pace, se la mafia può dichiarare guerra allo Stato e lo Stato per troppo tempo non ha saputo né cancellare quella violenza sugli uomini e le cose né ripristinare diritti essenziali. A cominciare dal più originario dei diritti democratici: il diritto alla parola. Se perde Saviano, perderemo irrimediabilmente tutti.

qui
E ilregolamento? L'hai letto? Immagine
Rispondi